LA MANNAIA DEL 'BUONISMO' CALA ANCHE SU PEPPA PIG

Continuiamo a farci del male. Spesso ai limiti del grottesco e della gratuita autofustigazione. Ora di fronte al clima voluto dagli assassini di Parigi ci va di mezzo persino Peppa Pig, la misterica maialina rosa che, non si comprende bene il perché, è diventata l’idolo delle creature di mezzo mondo. Un’icona dell’infanzia, al di là di ogni connotazione di razza, visto che impazza in 180 paesi, calamitando l’attenzione dei più piccoli. Che rischiano di vedere oscurata la loro beniamina, con tutta la famiglia “pig”, a causa dell’ennesima fatwa. La notizia viene dall’Inghilterra, dove l’autorevole casa editrice “Oxford University Press”, che pubblica testi scolastici ed educativi e ha una notevole influenza nel mondo della cultura, ha deciso di evitare nelle pubblicazioni ogni riferimento al maiale e alle sue carni, oltre ai derivati, per evitare di offendere i precetti religiosi di musulmani ed ebrei. Non bastava, come accade da noi, togliere i crocefissi dalle scuole, abolire il presepe, ora la “porca idea” dei fondamentalisti del “politically correct” si scaglia lancia in resta persino contro i cartoni animati. Ci auguriamo che sia, anche se sgradevole, l’ennesima trovata pubblicitaria di chi ha come unico obiettivo quello di farsi conoscere da tutti e globalizzare il mercato a tutti i costi e costi quel che costi. Persino a sangue ancora caldo delle vittime della strage parigina. Altrimenti nemmeno “Charlie Hebdo” è sufficiente a fare comprendere che di resa in resa, di genuflessione in genuflessione finiremo per inchinarci verso la Mecca. Persino le comunità ebraiche e musulmane hanno giudicato il provvedimento “senza senso”. Come a dire che, in questo caso sì grazie a loro, sono ancora i musulmani a voler dettare i nostri comportamenti. Un tempo si mettevano i braghettoni alle immagini di Michelangelo, oggi si rischia di fare calare il fendente della censura sui sorrisi degli innocenti. Nella speranza che Peppa, come nell’immagine che pubblichiamo, non sia davvero all’ultima spiaggia.

Ruggero Marino firma

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