IL PADRINO TRIONFANTE NELLA "GRANDE SCHIFEZZA" DI ROMA CAPITALE

Se non fosse stata una disgustosa, incredibile realtà sarebbe sembrata un ripresa cinematografica degna del set della “Roma” di Fellini. O una scena da farsa all’italiana con il padrino de noantri. Compresa la carrozza trainata da sei cavalli neri, la stessa usata per la morte di Totò. In una enfatizzazione pacchiana della morte del boss del clan, accompagnato dalla banda sulle note proprio del “Padrino” e di “My way”di Frank Sinatra, altro idolo in odore di mafia. In una sfilata senza fine di Rolls Royce, Porsche, Mercedes, la pulizia dell’Ama, scorte di carabinieri e di vigili urbani, il traffico bloccato. E dall’alto, da un elicottero senza permessi di sorvolo, una pioggia di petali di rose nemmeno Vittorio Casamonica “spaccaossa” fosse la Madonna. Un papa laico e criminale lo era, come nei cartelloni affissi sul sagrato della Chiesa di Don Bosco. Vestito di bianco come un cherubino, croce di diamanti sul petto, sotto di lui San Pietro e il Colosseo e la scritta “Il re di Roma, hai conquistato Roma, conquisterai il paradiso”. Un epitaffio che offende anche il cielo. Una funzione in pompa magna e volgare officiata da un prete-don-Abbondio, come venti anni fa per un altro Casamonica, come per Lucky Luciano. Un’ostentazione di impunità, di prepotenza, di arroganza a dispetto delle condanne. In barba a tutte le leggi, perché la legge siamo noi. Le autorità a ogni livello disinformate, ignare. Colluse? Nemmeno fossimo in un paese del Terzo Mondo. Ormai tutto stivale, con le processioni che fanno gli inchini, di fronte ai racket è unito, controllato, soggiogato. Lo sanno i capicosca, lo sanno molti degli stranieri che da tutte le latitudini arrivano per entrare nella terra dello Stato-nessuno. E se il Nord si vanta per l’Expo, mosca bianca in un paese dimezzato, nella capitale stuprata si continua ad assistere al reality-spettacolo della “grande schifezza”. Perché i mille Casamonica abbiano messo in piedi una fortuna da nababbi esibizionisti (90 milioni di euro, ma risultano nullatenenenti) le autorità lo sanno. Ma i discendenti continuano a sbraitare in Tv da agnelli sacrificali lanciando a destra e a manca maledizioni di morte, come è nella loro cultura di sinti-nomadi. Zingari venuti da un Abruzzo forte e gentile. Loro si sono votati solo alla forza e alla gentilezza per gli affiliati e i famigli, disposti solo e in ogni caso ad obbedire e a delinquere. Una grande famiglia, pare mille persone. La famiglia: croce e delizia del Dna italico. Tutti in Italia “teniamo famiglia”. Pronti in nome della famiglia a qualsiasi nefandezza. Per cui non meravigliamoci se l’Europa ci tiene alla porta. Per loro restiamo una famiglia inaffidabile: mafia, pizza e mandolino. D’altronde facciamo di tutto per continuare a meritarcelo.

Ruggero Marino firma

Casamonica carrozza funerale           Casamonica Vittorio

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