LE TRACCE DEI VICHINGHI NELL’AMERICA SETTENTRIONALE

Nuove tracce vichinghe in America? Se ne è parlato molto nelle scorse settimane. Da sempre gli archeologi vanno alla ricerca di un insediamento vichingo chiamato Hop, citato dalle saghe tradizionali norrene. Per mezzo secolo sono state ispezionate senza successo l’isola di Terranova, l’isola del Principe Edoardo, la Nuova Scozia e perfino New York. L’annuncio è stato dato dall’archeologa Birgitta Wallace, che ritiene di avere finalmente individuato l’esatta ubicazione del leggendario sito: potrebbe essere nel New Brunswick, in Canada, in particolare nella Baia di Miramichi-Chaleur. Tre elementi chiave, descritti nelle saghe, identificherebbero l’area con Hop: abbondanza di uva, salmone e canoe fatte di pelle di animale. Non sarebbero rintracciabili altri posti con queste caratteristiche. Ma per ora non ci sono prove concrete.
A oggi, la presenza vichinga sulle coste americane è testimoniata solo dall’insediamento noto come L’Anse aux Meadows (la Baia delle Meduse), all’estremo nord dell’isola canadese di Terranova, scoperto negli anni Sessanta. Qui sono emersi almeno otto edifici, tra cui una fucina e una segheria, che doveva rifornire un cantiere navale. Il radiocarbonio data il sito tra il 990 e il 1050 d.C. Non mancano, tuttavia, ipotesi di perlustrazioni vichinghe in territori più a sud. Secondo Kevin Smith ricercatore della Brown University, i vichinghi visitarono anche la Baia di Notre Dame, sempre sull’isola di Terranova, ma a circa 230 chilometri di distanza da L’Anse aux Meadows: nel famoso sito dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, infatti, sono stati trovati due manufatti di diaspro che i vichinghi usavano per accendere i fuochi e l’analisi chimica suggerisce che provengano proprio dalla zona della Baia di Notre Dame.
Nel 2015, un’altra archeologa americana, Sarah Parcak, ha scoperto le tracce di quello che potrebbe essere il secondo insediamento vichingo ritrovato in America: si trova a Point Rosee, che si affaccia sul Golfo del San Lorenzo, ancora a Terranova, ma circa 600 chilometri più a sud di L’Anse aux Meadows. Qui sono emerse tracce di carbone e di scorie metalliche, in altre parole un focolare utilizzato per trattare il ferro, pratica in cui i vichinghi erano molto esperti e che invece non era diffusa tra i nativi dell’area. Altri reperti archeologici vichinghi, tutt’ora non confermati, sarebbero stati individuati dall’archeologa canadese Patricia Sutherland sull’isola di Baffin, oltre il circolo polare Artico. Anche qui (e in Labrador) sarebbero emersi materiali sconosciuti agli indigeni, come leghe di rame, pietre usate per affilare le lame, filati e corde intrecciate con una tessitura usata dai norreni. I dubbi comunque restano.
vichinghi in america 3Nel 2010 aveva fatto scalpore la notizia secondo cui una donna “indiana” sarebbe giunta in Europa a bordo di un’imbarcazione vichinga: l’analisi del Dna mitocontriale (quello che si trasmette per via materna) di oltre 80 moderni islandesi avrebbe rivelato una variante genetica simile a una presente soprattutto nei nativi americani. Secondo la tradizione, intorno al 1000 d.C., al tempo di Erik il Rosso e dei suoi figli Leif, Thorvald, Thorstein e della figlia Freydis, dopo avere colonizzato la Groenlandia, i vichinghi giunsero in America, ma gli insediamenti non divennero mai colonie permanenti, forse per le difficili relazioni con gli indigeni, che chiamavano “Skræling”. Le saghe norrene descrivono tre zone scoperte durante l’esplorazione: Helluland, che significa “terra delle pietre piatte”, Markland, “terra delle foreste”, e Vinland, “terra del vino”. Molti storici identificano Helluland con l’isola di Baffin e Markland con il Labrador. La posizione di Vinland è stata associata all’insediamento di L’Anse aux Meadows, ma le saghe la descrivono come più calda di Terranova e quindi dovrebbe trovarsi più a sud.
Alcune pietre runiche sono state rinvenute in territorio statunitense, come la famosa pietra di Kensington, scoperta in Minnesota: per qualcuno sarebbero testimonianze delle esplorazioni norrene, ma in genere vengono considerate vere e proprie bufale. Tra le tracce più discusse c’è anche il Maine penny, una moneta d’argento norvegese, coniata durante il regno di re Olaf Kyrre (1067–1093), che si dice sia stata trovata in un sito archeologico di nativi americani nel Maine.

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