TIZIANA LAPIDATA DAI FONDAMENTALISTI DEL WEB

Sembrano oggetti innocui, innocenti. Una tastiera, uno schermo, sono gli oggetti del mondo virtuale. Fanno ormai parte irrinunciabile del nostro quotidiano. Inflazionando e sminuendo il valore della parola amicizia. Per diventare addirittura, in alcuni casi, un’arma micidiale. Tramutando il web a volte, con i suoi tentacoli iperspaziali, in un inferno e in una camera di tortura. Che non colpisce il corpo, ma la mente. Dove tutti si sentono in dovere di scagliare la prima pietra. Che differenza c’è fra le donne lapidate dalla barbarie del fondamentalismo islamico e le ragazze costrette a suicidarsi per essere state messe alla gogna, come nel caso di quella splendida trentenne bruna dagli occhi smaglianti? Indotta al suicidio per essere stata svergognata, dopo aver mandato il suo filmato hard ad alcuni “amici”. I quali hanno provveduto a renderlo virale (non a caso la parola deriva da virus, un virus letale).

Tiziana è morta, dopo un anno di sofferenze e di umiliazioni, certamente pentita di un momento di incoscienza e di incosciente superficialità. Ma ormai condannata irrimediabilmente dalla canea che quel suo atto sconsiderato aveva suscitato. Non le è bastato nemmeno cambiare il cognome. Non è il primo caso, non sarà certamente l’ultimo. Il web-Moloch è già in agguato alla ricerca di ulteriori giovani vittime. In una nuova forma di femminicidio. Perché quando si tratta di sesso a pagare sono sempre le donne. Oggi libere o liberate solo a parole, ma al punto da ingannare persino se stesse. Dilapidando il valore dell’ intimità e riducendolo ad un bene qualsiasi di consumo. Sul quale scende la mannaia senza pietà, nonostante la morte, del “se l’è cercata.”

 

Tiziana Cantone 1       Tiziana Cantone 2

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