UN’INTERPRETAZIONE DELLA FIRMA MISTERIOSA DI COLOMBO

1) La mia tesi: la “firma” è un messaggio criptato con sistema polialfabetico e polinumerico, mediante caratteri polivalenti.
(i) Xpo (+ segno abbreviazione sovrapposto): abbreviazione in greco indeclinabile del latino Christus; al tempo era in uso da secoli (vedi ad es. Iacopone da Todi)
(ii) FERENS: termina con una strana “S” eseguita con un tratto dal basso verso l’alto, allo stesso modo – ma non identico- dei tre caratteri all’apice della “firma”
(iii) .S. : interpretabili in prima istanza come tre “esse” maiuscole, puntate come un acronimo
(iv) X M Y : i tre caratteri intermedi sono in prima lettura lettere dell’alfabeto greco ( come per il Xpo ) sormontate da una A ( tanto una “A” latina che una “ A ” maiuscola greca) Tuttavia i caratteri X ( Χ maiuscola) e Y ( Y maiuscola) sono scritti in modo da poter essere letti come un א “alef” ed un ע “ayin” dell’alfabeto ebraico come, in modo analogo, i tre caratteri che abbiamo interpretato in prima lettura come “S“ latine, sono scritti in modo da essere leggibili come ל “lamed” dell’alfabeto ebraico (nella forma con la parte superiore piegata verso destra)
(v) I tre caratteri “S” che abbiamo inizialmente identificati come “esse” latine sono ciascuno preceduto e seguito da un punto. Quindi se letti così essi costituiscono un acronimo, che si incontra nelle epigrafi e nelle scritture cristiane per “Species (o Signaculum) Spiritus Sancti “ (apparenza (o simbolo) dello Spirito Santo), con riferimento alla narrazione del battesimo di Cristo. Ma la grafia delle intriganti .S. , sotto altra prospettiva, appare anche come tre numeri “5”. Numeri arabi che al tempo non erano ancora in uso generale e talvolta erano persino vietati, ma nei manuali di artitmetica e matematica avevano già preso il posto delle precedenti
numerazioni (in particolare la numerazione alessandrina - espressa con caratteri alfabetici greci, in genere maiuscoli) e nel nostro caso i caratteri leggibili come lettere greche maiuscole (X M Y ed A) corrispondenti a numeri della numerazione (ionica) alessandrina (vedi oltre).

2) Esaminate le potenzialità di ciascuno dei caratteri impiegati nella “firma”, ne deduciamo che il messaggio è criptato con sistema polialfabetico e polinumerico. L’utilizzazione di questo sistema di criptazione era stato introdotto (nelle segrete stanze d’Oltretevere) dal padre della moderna criptologia: Leon Battista Alberti che per quarant’anni, dal 1432, lavorò in Vaticano proprio a tale scopo ( ebbe modo di lavorare in quei tempi anche per il Consiglio dei Dieci della Serenissima). Le criptazioni polialfabetiche si basavano sull’uso di uno strumento criptante/decriptante, inventato dallo stesso Alberti e da lui chiamato “modine”, costituito da due dischi di diverso diametro, sovrapposti ed imperniati al centro in modo da essere girevoli, ciascuno recante
impresse lungo il margine una corona di lettere e/o numeri. Potremmo senza troppo ardire definirlo un antenato della “Enigma”. Realizzato con due dischi di rame, poteva avere le dimensioni di una medaglia sottile ed essere facilmente occultato sulla persona accreditata. Il “modine” poteva essere costruito in infinite varianti e quindi anche allo scopo di dare risultati diversi a fronte dello stesso crittogramma. Se è corretta la deduzione che la “firma” è in realtà un messaggio criptato con tale sistema, non avendo a disposizione lo strumento specificamente dedicato, non lo decifreremo mai. A meno che qualche genio informatico non regali a noi comuni mortali un software capace di ricostruirlo.

3) Tuttavia forse è possibile andare un pochino più avanti, proprio partendo dall’apparenza, cioè dal fatto che il messaggio doveva essere veicolato sub specie signo: sembrare una firma. E qui “più l’ingegno affreno ch’i’ non soglio, perchè non corra che virtù nol guidi” onde evitare di dar forma alle nuvole. In apparenza il crittogramma si basa su ebraico, greco, latino ( le tre lingue in cui era stata al tempo redatta la Bibbia), ma anche su numerazione alessandrina (lettere greche) e numerazione araba ( tre, o quattro, volte il numero 5)
Andando con ordineא e ע associate a ל loro sovrapposto ci danno, leggendo da destra a sinistra לאלע ( EL AL ) che può tradursi in “verso il cielo” ( significato che la storica compagnia aerea ci mette quotidianamente davanti agli occhi nel suo logo). Chiamerò, questa, istruzione di lettura n.1: il messaggio va letto dal basso verso l’alto.
Seguendo l’istruzione troviamo in basso la frase Xpo FERENS in latino, che può tradursi : “colui che porta a Cristo” mentre in alto troviamo .S. .S. .S., “signaculum o speciem spiritus sancti”, cioè la colomba. Colui che fece scendere la species spiritus sancti sul battesimando Cristo era Giovanni Battista. That makes sense: ci dice chi, o in nome di chi da un alter ego, la “firma” è stata apposta. Associa inoltre il nome di Giovanni Battista a Colombo.
Ma i caratteri polivalenti .S., ovvero ל, sono anche numeri arabi. Istruzione n. 2: c’è una lettura matematica. Preceduti e seguiti da un punto, i .5. sono numeri isolati ma, in vero, il punto è anche uno “zero” (arabo/indi), A X Y M della numerazione ionica (alessandrina) corrispondono rispettivamente ai nostri 1 / 600/ 400/ 40/. Dando luogo tuttavia a diverse possibili e complesse aggregazioni, ma senza il “modine” non procediamo oltre.

4) Non siamo certi di quando Colombo utilizzò la cosiddetta “firma” per la prima volta, nè quante altre volte. Nè quanti e quali furono i destinatari del messaggio – possessori del “modine” ( possiamo supporre: i re cattolici (forse solo Isabella), i vari personaggi che si riunirono presso “La Rabida”, il Papa e, perchè no, magari anche il Sultano) per ciascuno dei quali la “firma“ poteva riferire un diverso contenuto di interesse individuale. Dopo anni il Xpo FERENS scomparve e nel suo spazio s’inserì “El Almirante”. Il fatto potrebbe essere molto interessante se accertassimo che El Almirante è comparso a partire dall’anno domini “MCDIIIC”. Qui mi fermo. Spero di aver lanciato un argomento per dibattere ed un mezzo per orientare le ricerche e di aver almeno tentato di porre un freno alla fantasia dei tanti che si arrovellano sulla “firma” di Colombo. Quantomeno a imbrigliare le loro energie nel metodo scientifico.

firma Cristoforo Colombo

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