DUE TOMBE MODESTE E SENZA EPIGRAFI PER DUE PAPI DELLA FAMIGLIA MEDICI. COME MAI?
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di Claudia Viggiani

LAntonio da Sangallo il giovane monumento di Leone Xe tombe dei papi Medici sono collocate sulle pareti del coro della chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Sulla parete sinistra è sistemato il Monumento funebre di papa Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici, nato nel 1475 a Firenze da Lorenzo il Magnifico e Clarice Orsini. Morto improvvisamente a Roma nel 1521 di broncopolmonite, a soli 46 anni, senza lasciare nessuna indicazione sulla sua tomba, Leone X fu temporaneamente tumulato nella basilica di San Pietro, nei pressi del pilastro della Veronica per essere trasferito nella chiesa della Minerva solo in seguito alla morte di suo cugino, papa Clemente VII.
Sulla parete destra è posto il Monumento funebre di Clemente VII, già Giulio de’ Medici, figlio naturale di Giuliano – fratello di Lorenzo il Magnifico – e Fioretta Antoni, nato a Firenze il 26 maggio 1478, un mese dopo la morte del padre, ucciso nella congiura dei Pazzi. Tenuto a Antonio da Sangallo il giovane monumento di Clemente VIIbattesimo da Antonio da Sangallo, al quale Lorenzo de’ Medici lo affidò per i suoi primi anni di vita, Giulio fu successivamente accolto nella casa dello zio che lo fece crescere con i propri figli e in particolare con Giovanni, che prima di diventare papa, lo portò con sé a Roma, aiutandolo nella carriera ecclesiastica, fino a favorirne la sua elezione al pontificato nel 1523. Morto nel 1534, all’età di 56 anni, in seguito ad un avvelenamento provocato, o da funghi, oppure, come più probabile, da arsenico, Clemente VII fu sepolto nel coro della chiesa della Minerva nel sepolcro progettato, come quello del cugino Leone X, da Nanni di Baccio Bigio, ed elaborato forse da un’idea di Antonio da Sangallo il Giovane.
Era stato lo stesso Clemente VII nel 1533 a commissionare i due sepolcri e a chiedere che essi fossero disposti sulle pareti del coro della chiesa nella quale si era recato così tante volte prima di diventare papa e anche dopo, da ritenerla la chiesa di famiglia a Roma. Clemente VII e Leone X appena giunti nella città papale e per tantissimi anni avevano infatti vissuto nel rione Sant’Eustachio, inizialmente, nel rinnovato palazzo messo a loro disposizione dalla cognata-cugina Alfonsina Orsini, in piazza dei Caprettari e, successivamente, in Palazzo Medici, oggi interamente modificato e conosciuto come Palazzo Madama. La grandiosa chiesa della Minerva – per la quale i lavori di sistemazione della facciata e di rafforzamento della navata laterale destra nonché di ricostruzione del convento, furono finanziati nel 1453 da Francesco Orsini, celebre capitano al servizio dei sovrani di Napoli, del papa, di Firenze e di Venezia – aveva inoltre un coro molto grande, che ben si prestava ad essere trasformato in una grandiosa cappella funeraria di famiglia, pronta ad accogliere le imponenti sepolture papali. Clemente VII ZEriNel monumento a Leone X la statua del pontefice fu scolpita da Raffaello da Montelupo; i bassorilievi con l’Incontro tra Leone X e Francesco I, il Battesimo di Gesù e il Miracolo di San Giuliano, cosi come le due statue di Profeti furono portati a termine da Baccio Bandinelli che ottenne la commissione grazie agli esecutori testamentari di Clemente VII, i cardinali Ippolito de’ Medici, Innocenzo Cybo, Giovanni Salviati e Niccolò Ridolfi e contro la volontà di Michelangelo Buonarroti che non avrebbe mai voluto vedere il Bandinelli attivo a Roma al sepolcro del papa che, poco prima di morire, gli aveva commissionato il celebre Giudizio Universale in Cappella Sistina.
Nel sepolcro di Clemente VII, a realizzare la statua del papa fu invece Nanni di Baccio Bigio mentre le sculture dei Profeti ai suo lati e i rilievi sull’attico raffiguranti la Pace tra Clemente VII e Carlo V, San Benedetto incontra Totila e San Giovanni nel desertofurono compiuti dallo stesso Baccio Bandinelli. Peccato che per esaudire le disposizioni testamentarie, velocemente e con pochi soldi messi a disposizione da Alessandro de’ Medici, le due maestose tombe siano state lasciate quasi ad uno stato iniziale, senza troppe rifiniture, iscrizioni e decorazioni.
Si può anche ipotizzare che i rifacimenti del coro, compiuti nel Seicento e nell’Ottocento, abbiamo comportato la distruzione e poi la ricostruzione dei due monumenti funebri, che risultano troppo modesti per i due figli di una delle casate più potenti in Europa nel Cinquecento, ambiziosi e raffinati mecenati, circondati da una folta schiera di letterati e artisti, che animarono un ambiente colto e ricercato, pervaso da interessi umanistici e antiquari. La loro carriera episcopale fu poi contrassegnata da funeste guerre, dai terribili contrasti con Martin Lutero e dal dilagare della Riforma protestante, dallo scisma della chiesa d’Inghilterra proclamato da Enrico VIII e dall’orribile e prolungato saccheggio di Roma ad opera delle truppe imperiali di Carlo V che nel 1527 distrussero la città e lo spirito di papa Clemente VII, infrangendo il mito dell’inviolabilità di un luogo sacro.
Strano che questi due potenti papi e tutti gli eventi che hanno caratterizzato le loro vite sino alla morte, non siano ricordati da epigrafi o da complessi architettonici memori di tali esistenze.

decorazione

Strano sottolinea l’autrice dell’articolo. Come tutte le cose che riguardano i protagonisti anche indiretti della scoperta dell’America. Colombo al ritorno dal viaggio chiese per il figlio minorenne un cardinalato così come era accaduto per il figlio di Lorenzo il Magnifico ancora adolescente, che diventerà papa Leone X. Nella Chiesa di Santa Maria della Minerva sul pavimento in parte coperto dal coro c’è una lapide che ricorda un membro della famiglia Cybo, la “casa” del papa di Colombo, Giovanni Battista Cybo.

Clemente VII Minerva

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