UN GRAZIE AZZURRO ALL'ITALIA DI ANTONIO CONTE

Non era una grande Italia. Si è comportata da stragrande Italia. Siamo stati svegliati nel sogno da una squadra rabberciata, sconfitta solo ai rigori. I tedeschi non possono menare alcun vanto. I miracoli accadono una tantum. Antonio Conte il suo lo aveva costruito con la pazienza certosina e la tenacia di chi mette in piedi un castello di carte. Tutto si può dire tranne che la squadra non abbia dato l’anima. Perché l’esempio veniva dal suo allenatore. Un forsennato dell’area tecnica, un supporter che vale uno stadio intero. Con lui l’azzurro senza astri pareva combaciare, con i suoi comprimari, in un “unicum” in grado di esprimere un calcio a tratti pregevole e ad alzare muri insuperabili per gli avversari. Concretizzando il grande lavoro a ragnatela nelle perle dei gol. Conte nelle interviste non cerca di fare il simpatico, anzi è scostante, granitico nella difesa dei suoi ”ragazzi” anche quando, nelle partite che hanno portato all’europeo, il loro calcio era penoso. Un autentico condottiero, che ha fatto di tanti pedoni un gruppo in grado di dare scacco anche al re. Abbiamo battuto il Belgio, che era tra i favoriti, abbiamo sbattuto fuori i campioni in carica della Spagna, che quando è in giornata esprime ancora il calcio più bello. Stavamo per ripeterci con i crucchi campioni del mondo, ai quali abbiamo impedito qualsiasi meraviglia. E che quando sono andati in gol l’hanno fatto in modo fortunoso. Resta il rammarico di alcune assenze, il primato dei passaggi sbagliati, l’idiosincrasia per il dischetto (ahi Zaza, ahi Darmian, ahi Bonucci proprio tu, ahi Pellè, il centravanti che gioca soprattutto di petto, ma che ha siglato due reti stupende e per niente facili), l’aver utilizzato poco Insigne, gli arbitraggi che non ci hanno certo favoriti. Ora Conte se ne va. La truppa perde il suo collante. Ma l’avventura in Francia si chiude da vincenti. Un grazie azzurro.

Antonio Conte Italy coach

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