TROPPE BUONE INTENZIONI PER UNA ROMA DA MARCIAPIEDE
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Non sono del partito di Gualtieri. Ma auguro il meglio per il nuovo primo cittadino. Purtroppo il programma è un elenco infinito di buone intenzioni. Tante, troppe, troppissime, perché Roma non è più una città da sistemare, ma quasi da rifondare. L’immagine della capitale ormai sa più di Africa che di Europa. Se fossi stato uno dei duellanti non avrei sciorinato un elenco che nemmeno Batman potrebbe realizzare. Basterebbe focalizzare gli sforzi su alcuni punti che già da soli sembrano irrealizzabili: rifiuti, pulizia, decoro, cura del verde, aiuole che meriterebbero ormai un altro nome, cigli dei marciapiedi ricolmi di sterpaglie, strade dissestate, anche quelle rifatte da poco con lastroni in gran parte spaccati. Si multano le auto, mai vista una multa per i cani che defecano senza parlare delle urine. Si potrebbero fare nei tombini (alcuni persino ostruiti con l’asfalto) o sotto i marciapiedi senza costringere ad uno slalom. E ancora i mezzi urbani ed i servizi in genere, le scuole che crollano, edifici pubblici fatiscenti. Un tappeto di foglie e di aghi di pino una minaccia annunciata, in grado di fare impallidire i precedenti allagamenti se dovesse arrivare una bomba d’acqua. E poi i cinghiali, i gabbiani, le cornacchie perfino i pappagallini … E si potrebbe continuare all’infinito. Perché ormai da decenni non si arriva mai al fondo del peggio. Gualtieri eredita uno sfacelo, chi lo ha preceduto ha lasciato l’urbe nel più squallido abbandono: da nobildonna a donna da marciapiede. Governata da tempo fra tracotanza e incapacità. Cosa potrà fare il sindaco dal sorrisino sempiterno? Non chiediamo molto, chiediamo qualcosa. Sarebbe già miracolo. Certo è un compito ingrato, anche perché i primi a non collaborare sono gli abitanti di Roma, che sembrano si divertano a far scempio di una storia millenaria. Caput mundi? Come stare su scherzi a parte.

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