Negli Usa oltre ad avere eletto una persona molto eccentrica e bugiarda come presidente hanno anche una festività immorale. Nel Columbus Day festeggiano l’anniversario della scoperta dell’America. Assurdo! Innanzitutto ormai lo sanno anche i sassi che non fu Cristoforo Colombo a scoprire l’America. Oltre ai nativi americani, che oggettivamente l’avevano già scoperta da migliaia di anni, sono molti i candidati, anche se la discussione è ancora accesa, per non dire furente. C’è chi sostiene che ci arrivarono i polinesiani, i cartaginesi, gruppi di africani (il che spiegherebbe le enormi teste di pietra con sembianze negroidi messicane) e pure i cinesi Shang addirittura nel 1.200 avanti Cristo, e anche più tardi. Per ora pare sicuro che i Vichinghi batterono sul tempo Colombo di parecchio.
Ma al di là del fatto che Colombo non ha scoperto l’America a me continua a sembrare vergognoso che si celebri uno dei più grandi crimini della storia umana: un’orda di predoni spagnoli sbarcò e iniziò a massacrare, stuprare e ridurre in schiavitù gli americani. Sul fatto poi che Cristoforo Colombo si rese responsabile personalmente dei primi trasporti di schiavi dall’America alla Spagna non ci sono dubbi e abbiamo dovizia di testimonianze dirette come quella di Michele da Cuneo, che era con Colombo nella prima spedizione delle tre caravelle e che si vanta di come riuscì ad ammansire a frustate una giovane donna e stuprarla; inoltre descrive la fuga di alcuni Indios ridotti in schiavitù.
Colombo stesso si rivolge per lettera al re di Spagna magnificando le doti degli schiavi che gli ha portato dall’America in regalo, quindi non ci sono dubbi sul fatto che fosse uno schiavista. Ci sono persone che ritengono che parlare di crimini contro l’umanità riferendosi a fatti accaduti più di 500 anni fa sia ridicolo e che in quell’epoca le violenze e lo schiavismo fossero realtà tanto diffuse che non si deve considerare Colombo uno schiavista ma soltanto un figlio della sua epoca.
Si sostiene poi che gli spagnoli hanno in realtà liberato gli americani da terribili regni del male, che già praticavano in modo feroce lo schiavismo e che addirittura consideravano i popoli vicini come selvaggina da catturare, sacrificare in modo truculento in cima ai loro templi piramidali, strappando loro il cuore, per poi divorare i loro corpi arrostiti durante banchetti di massa.
È difficile però sostenere che gli spagnoli abbiano dato ai nativi condizioni di vita migliori. La maggioranza dei popoli americani non vivevano nei regni schiavisti; nell’immensità del continente gran parte delle tribù non incontrarono neppure per sbaglio un guerriero atzeco, maya o incas; e c’erano inoltre popoli pacifici e cooperativi come quelli che poi vennero chiamati Seminole o le tribù del Sud America che confluirono nel popolo Mapuche; presso queste popolazioni le donne erano al pari degli uomini e la schiavitù era sconosciuta.
E potremmo anche ricordare che i primi spagnoli giunti sul nuovo continente restarono ammaliati dalla gentilezza e dallo spirito pacifico delle popolazioni che incontrarono e si dilungarono a descrivere la vita semplice che essi trascorrevano e il sorriso sempre presente sul loro viso. Loro che venivano da città senza fogne, con le strade intonacate di escrementi e lordume, loro che si lavavano due volte l’anno, ammiravano con stupore la pulizia che regnava nei villaggi e questi selvaggi che non puzzavano di sudore rancido.
Al contrario gli americani descrivevano la puzza dei bianchi come insopportabile e la paragonavano al fetore delle carogne … E ti credo! Sporchi, sotto il sole, con la corazza … I miasmi dovevano essere qualche cosa di impressionante! Insomma, i predoni spagnoli, avvezzi alle torture e ai roghi in piazza, non sembrano esattamente membri di una civiltà moralmente superiore che corrono in soccorso dei selvaggi oppressi!! E la maggioranza degli “Indios” non mi pare proprio che avessero bisogno di essere liberati.
Peraltro la civilizzazione degli spagnoli faceva proprio schifo: resero schiavi gli americani trattandoli in modo veramente crudele; ne danno testimonianza le cronache spagnole che, ad esempio, raccontano con rammarico dello smacco subito dai conquistadores quando un centinaio di minatori si suicidarono tutti assieme preferendo la morte alla schiavitù.
Per quanto riguarda l’affermazione che essere schiavista 500 anni fa non può essere un crimine tale da giustificare una condanna morale, rispondo che si tratta di una questione etica per me fondamentale. Se vogliamo evolvere verso una società più giusta, equa, pacifica e rispettosa della vita e della dignità di ogni essere umano, una società che abbia come fondamento la cooperazione, la solidarietà, l’amore e l’amicizia, l’arte, il piacere e il ridere, dobbiamo spezzare la connivenza morale con la violenza, l’uso di qualunque argomento possa giustificare i soprusi; oggi c’è ancora troppa gente che crede che “in certi casi” la violenza sia giustificabile.
La cultura pacifica si diffonde, ma nelle nostre scuole ancora si celebrano le imprese di orde di razziatori come fossero eroi. Alessandro Magno, Giulio Cesare, Carlo Magno, Napoleone vengono descritti come geni, come grandi uomini che hanno fatto la storia. Vorrei domandare a queste persone che celebrano la memoria di Giulio Cesare se immaginano che i loro pro-pro-nipoti, fra 500 anni dovranno per forza studiare le gesta di Adolf Hitler come grandi imprese realizzate da un uomo geniale. Quando scatta la fine della stigmatizzazione morale per le gesta di un serial killer di massa? Dopo quanti anni un criminale di guerra può essere considerato un grande condottiero le cui gesta possono essere di esempio ai giovani? Mi sembrerebbe il caso che a scuola si facessero leggere anche le parti più vergognose del De Bello Gallico di Cesare. Ad esempio quelle nelle quali questo bandito si vanta di aver sterminato tutti gli Eburoni, donne e bambini compresi.
Stiamo parlando di un testo di propaganda politica: Cesare lo scrisse per magnificare le sue doti e la sua moralità. Ai tempi uccidere e saccheggiare era segno di grande moralità (di passi avanti ne abbiamo fatti). Quindi siamo di fronte a un politico che cerca di ottenere i favori del Senato romano spiegando che ama talmente Roma da aver rinunciato all’enorme guadagno che gli sarebbe venuto vendendo i vinti come schiavi; il suo amore per Roma lo ha portato a ucciderli tutti, perché con quel massacro avrebbe fatto più grande il nome di Roma e la paura che esso avrebbe provocato nei nemici. E lo dice chiaro e tondo: invece di farne bottino li ho ammazzati tutti per la gloria di Roma!
A ben guardare nella testa di molti reazionari la riprovazione morale gode di un’amnistia in tempi piuttosto brevi. Si parla della Regina Vittoria come di una grande leader, ci si è già dimenticati che le navi inglesi cannoneggiarono per ben due volte la città cinese di Nanchino per costringere l’imperatore a ritirare la legge che vietava il commercio di oppio in Cina (il che danneggiava gli inglesi che importavano in Cina bastimenti carichi di droga.) Ci furono migliaia di morti tra i civili; è educativo far sapere ai giovani che i reali inglesi erano un gruppo di boss mafiosi molto più crudeli e sanguinari del cartello di Medellin e della ‘Ndrangheta messi assieme? Se vogliamo diffondere la cultura della pace e della cooperazione dobbiamo smetterla di celebrare i criminali del passato, non possiamo continuare a realizzare libri di testo che sorvolano sugli abomini che hanno commesso e li descrivono come uomini che hanno fatto la storia. Quella è la cronaca nera della Storia! Se la qualità della nostra vita è migliorata ininterrottamente nei secoli lo si deve a chi ha inventato l’agricoltura, la tessitura, la malta, la ruota, i mulini a vento, il timone, le macchine a vapore e i computer; non possiamo continuare a dare il merito del progresso a chi si è dedicato ad ammazzare donne e bambini con orribile sadismo. Se sogniamo un’umanità migliore possiamo far crescere la comprensione della nostra storia, celebrando la creatività umana e l’ingegno di chi ha dedicato la vita a migliorare il mondo.
Questo discorso è particolarmente attuale oggi: vediamo molte persone che odiano gli immigrati che fuggono dai paesi poveri. Dicono che vengono a rubarci la nostra ricchezza. Se conoscessero la storia saprebbero che noi ci siamo arricchiti depredando per secoli gli altri popoli. E ancora oggi lo facciamo: l’invasione dell’Iraq è stato un affare d’oro per i signori della guerra e i fabbricanti d’armi. Gli immigrati non vengono qui a rubarci un bel niente. Chiedono la restituzione di un po’ di quel che gli abbiano rubato noi!
In conclusione Cristoforo Colombo non è un personaggio del quale dovremmo andar fieri. Peraltro non si sa neppure se fosse italiano. I portoghesi dicono che era portoghese, gli spagnoli che era spagnolo … Diamogli ragione!
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Così parlò Jacopo Fo “ridens”, come da foto che accompagna l’articolo, un “personaggetto” direbbe Crozza-De Luca, che deve tutto, anche relative fortune economiche, come nel peggior nepotismo dei tempi dei papi di Colombo, al suo cognome per essere figlio di un grandissimo artista, però a sua volta gran “cacciaballe”. L’articolo è comparso sul “Fatto quotidiano, diretto da quel Marco Travaglio, altro “personaggetto”, che ha fatto a sua volta fortuna infamando gli altri.
L’ articolo, in nome di uno strumentale pacifismo da acqua calda, con strumentali incitamenti alla pace e alla solidarietà, è un guazzabuglio che vorrebbe rimettere in riga addirittura la storia intera dell’ umanità. Un pasticciaccio dove si mischiano Nord e Sud America (incredibile !), passato e presente, Cesare e Hitler (!) e che sottolinea aspetti ammirevoli di quelle popolazioni, ma sorvola sulle nefandezze di molti di quei popoli. Fermo restando che la strage vi fu. Senza considerarne però molte motivazioni irrinunciabili, che non sono giustificazioni, ma che fanno parte della “forma mentis” di quei tempi. In un cocktail sprovveduto di fatti a volte veri, ma proposti sulla piattaforma sempre presente di una profondissima ignoranza. Quanto a Colombo si tratta di giudizi ad orecchio, senza conoscere proprio niente del navigatore, persino dei suoi scritti. Come al solito si scelgono alcuni brani estrapolandoli dal contesto degli avvenimenti e soprattutto dal quadro complessivo della storia. Per arrivare a giudizi di una superficialità sconcertante. Sono questi purtroppo i “maitre a penser” dei nostri tempi, fatti di arroganza e incompetenza galoppanti. Fo si appella a Michele da Cuneo. Sa chi fu lo scopritore solo nell’ Ottocento del documento? Un massone inveterato, che vergò una serie di falsi letterari creduti dagli esperti a lungo autentici e che in morte confessò che molti non erano stati scoperti. Trovò (?) il “j’accuse” proprio nel momento in cui la Chiesa aveva iniziato il tentativo di fare santo Cristoforo Colombo. Sabotandolo così. Tentativo poi ripreso da Leone XIII. E fallito sempre anche per i fatti d’ Italia e l’ opposizione ancora della Massoneria.
Jacopetto scopre anche che Colombo non è stato il primo. E allora? Ma con chi è cambiata la storia dell’ umanità? Con chi il mondo è diventato uno? Senza contare le contraddizioni (“parla di spagnoli “ammaliati” dalla gentilezza dei nativi) che comprendono persino l’ elogio del computer. Non so se gli “indiani”, con tutto il rispetto per le loro civiltà, sarebbero riusciti a inventarlo.
E per finire oggi lo schiavismo (ora condannato per legge, non a quei tempi) e crimini scellerati si compiono ancora in molte parti del mondo. Perché Fo non si batte contro fanatismo e fondamentalismo (o li giustifica?). Perché non si pronuncia contro il regime della Cina, contro la sparizione degli oppositori di Putin, contro la Corea del nord? Contro quanti si lasciano morire di fame nella dittarura di Erdogan, contro i bambini che vivono nelle fogne, o schiavi e soldati in tante parti del mondo? Il Fo ereditiere se ne guarda bene. Blatera di essere contro la violenza, ma la pratica a man bassa con una penna condita nella capacità da pappagallo di ripetere concetti memorizzati con il Bignami ma mai approfonditi. Meglio prendersela con i morti, suscitando il consenso idiota e il plauso degli ignoranti. E molto più facile, perché i cadaveri non si possono difendere. Quelli così gli indios li definiscono “matamuertos”.