LA GUERRA È ORMAI LONTANISSIMA
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La guerra che era vicinissima si è fatta lontanissima. Sono bastati poco più di 100 giorni, perché scattasse l’assuefazione pari al bombardamento mediatico in assoluta retromarcia, con le notizie del conflitto sempre meno in evidenza. Eppure i morti innocenti continuano a marcire, le scoperte delle fosse comuni, delle torture, degli stupri sono all’ordine del giorno, ma hanno perduto l’effetto emozionale dei primi momenti.

Non si possono raccontare all’infinito gli stessi scempi senza che subentri una ripetitività, che rende l’horror meno impressionante. Che lo trasforma in statistica. Anche perché ormai siamo al centro di una tempesta perfetta, che non riguarda solamente la guerra, che pure trascina con sé una serie di conseguenze che colpiscono tutti: il grano, il nichel, il gas, lo spread, le sanzioni che fanno male indiscriminatamente, la crescita vertiginosa dei prezzi, la benzina come il prosecco. Per non parlare della siccità, della calura senza tregua, del covid che non accenna ad esaurirsi e per il quale l’immunità di gregge sembra che non si debba raggiungere mai. Si parla di tempi lunghi del conflitto nonostante i viaggi a Kiev, come con la Trinità dei tre grandi sbertucciata dalla Russia come mangiatori di “rane, salsicce e spaghetti”. Non erano bastate le minacce di sterminio per un’Europa di “bastardi e depravati.” Come si possa raggiungere una pace con un simile linguaggio nel quale anche l’Occidente non ha scherzato rimane un rebus. Purtroppo a pagare è la carne da cannone, la gente comune, la borsa della spesa. Mentre si annuncia un autunno che qualcuno profetizza apocalittico. In questo bailamme di informazioni contrastanti una sola cosa è certa: saremo tutti più poveri. Tutti tranne i ricchi che ingrasseranno ancora.

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