UNA CANDIDATA ALLA CASA BIANCA SI SCHIERA CONTRO COLOMBO

Tempi duri questi per Cristoforo Colombo. Il navigatore genovese viene ripudiato proprio dagli americani. A rischio la festa dedicata all’esploratore, il Columbus Day, che si celebra il 12 ottobre, giorno in cui l’italiano sbarcò per la prima volta nel Nuovo Mondo. L’ultima ad aggiungersi alla lista di chi vuole abolire questa festività è Kamala Harris, la senatrice democratica considerata l’erede di Barack Obama e candidata alla Casa Bianca.
Negli ultimi anni, infatti, sta crescendo sempre più un movimento che vuole sostituire il Columbus Day con l’Indigenous Day, per onorare la cultura degli indiani d’America. Nel 1992, la prima città a mettere in pratica questo cambiamento è stata Berkely, in California. La decisione è stata subito imitata da altri 56 centri e quattro stati.
Lo scopo è riconsiderare la figura di Cristoforo Colombo. Non solo coraggioso esploratore, ma feroce tiranno. A lui si attribuiscono numerose torture ai danni della popolazioni indigena che incontrò una volta sbarcato in America. Così, quest’anno anche nella città che porta il suo nome, Columbus, capitale dell’Ohio, non è stato speso neanche un dollaro per omaggiare l’esploratore, mentre a Philadelphia un vandalo ha imbrattato un edificio di un’associazione italoamericana con la scritta “Colombo = Mussolini = Trump = Fascista”.
Su questo, anche la politica ha iniziato a muoversi. Prima dell’intervento a sostegno dell’Indigenous Day di Kamala Harris, anche la democratica Alexandria Ocasio-Cortez si è espressa con un tweet contro la festa di Colombo, proponendo di eliminarla tra le festività riconosciute dalla nazione. Per Donald Trump, però, l'esploratore resta sempre un eroe, come ha ricordato su Twitter: "Lo spirito di determinazione e avventura di Cristoforo Colombo ha ispirato generazioni di Americani".

decorazione

Non bastava l’ ignoranza di gruppi di nativi o dei giovani contestatori, ora persino un’ eminente personaggio della politica americana si permette di condannare Colombo. Così una senatrice, Kamala Harris, si erge a giudice di eventi di cui è evidente che non sa nulla, nel solco dell’ ormai imperante cretineria, che ha raggiunto livelli veramente patologici. Forse è il modo in cui si vorrebbe lavare la coscienza chi ha veramente sterminato gli indiani. E per una volta ospitiamo anche il giudizio di un noto illustratore.

Ruggero Marino firma

SALVATE L’ AMMIRAGLIO CRISTOFORO COLOMBO

di Dalmazio Frau

Colombo, depositario di rotte segrete provenienti dall’Ordine del Tempio, è oggi inviso a una certa parte della politica americana. Ultima, in ordine di tempo, a dimostrare la propria ignoranza in materia, è la senatrice della California Kamala Harris, che in base al suo dio personale, il “politically correct”, ha proposto di cambiare nome al dodici ottobre, da “Columbus Day” a “Indigenous people’s Day”. La Harris vuole dunque, forse inconsapevolmente, imitare il più divertente duo di comici composto da Roberto Benigni e lo scomparso Massimo Troisi in “Non ci resta che piangere”, dove appunto i due si ritrovavano alla fine del XV secolo a cercare di fermare Colombo.
La poverina ignora, dunque, che a fronte della comune vulgata che vuole i bianchi conquistadores essere colpevoli di genocidio nei confronti dei nativi precolombiani, in realtà essi abbiano sì sterminato alcune tribù (molte meno di quelle che si pensa), ma abbiano provveduto in questo modo ad estirpare dal territorio un proliferare di culti sanguinari, che prevedevano sacrifici umani e perciò a debellare antitradizioni ormai completamente volte alla dissoluzione dell’uomo. O qualcuno oggi preferirebbe ancora assistere a sacrifici umani con il cuore strappato dal petto delle vittime ancora vive? Colombo non è colpevole di genocidio né di sterminio, i colpevoli sono gli stessi sacerdoti degenerati che uccidevano intere popolazioni sugli altari di divinità oscure.
Ma si sa, oggi siamo in tempi di revisionismo e negazionismo, quindi se da un lato esistono mentecatti che negano l’esistenza di camere a gas e di una shoah, dall’altro ritroviamo altrettanti a non voler accettare l’esistenza delle migliaia di morti delle Foibe, o quelli creati dallo stalinismo o dalle più varie forme di socialismo reale nel mondo.
Insomma, ancora una volta ci sono morti di primo e di secondo piano. Salviamo il povero Cristobàl Colòn, ve ne prego!

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