Il 13 ottobre 1307 re Filippo il Bello, con una spettacolare azione poliziesca, fece arrestare tutti i Templari di Francia. Da tempo il suo occhio ingordo aveva preso di mira le ricchezze dell’Ordine. Il rifiuto di una somma di denaro in prestito, acuì la sua acredine nei confronti dei cosiddetti banchieri d’Europa. Troppo potenti, questi Cavalieri dai bianchi mantelli, troppo influenti per un re ambizioso. E poi c’era il sospetto di eresia, e Filippo odiava tutto ciò che puzzava di pratiche poco ortodosse. Infine, il fantasma forse più grande, la realizzazione dell’Ordine del Tempio di uno Stato Europeo che spazzasse via re, papi e principi.
Considerata da questo punto di vista, la mossa del re è più che comprensibile. Ma se Filippo pensò di mettere finalmente le mani sul tesoro del Tempio e sulla sua flotta, si sbagliò. Entrambi si erano volatilizzati. Scomparsi. Anche l’archivio dell’Ordine era sparito. Probabilmente il tesoro dormiva nascosto in qualche luogo segreto e non lasciò mai la Francia, perché era un importante legato della tradizione templare, un testimone essenziale nel momento in cui la confraternita eretica all’interno del Tempio fosse riuscita a riorganizzarsi in una nuova società segreta. Ma dov’era la flotta? Le 18 galere?
Oltre alle tante commende europee l’Ordine possedeva dei porti importanti, sia nella Francia settentrionale, come quello di Séte che serviva a mantenere i contatti con l’Inghilterra, sia nella Francia meridionale, come il porto di Boulogne o di Marsiglia, postazioni importanti per il commercio con le regioni mediterranee e il trasporto di pellegrini in Terrasanta. Anche in Spagna e in Italia c’erano dei porti templari. Le navi dell’Ordine erano particolarmente richieste perché fornite di una scorta armata. Un fattore essenziale in un’epoca in cui i poveri pellegrini che partivano per la Terrasanta venivano talvolta venduti dal capitano della nave come schiavi al miglior offerente. Il commercio templare con stoffe, porcellana, vino, vetro e spezie fioriva. In Terrasanta i Templari portavano armi e uomini e compravano prodotti orientali. I loro clienti sedevano nelle Isole Britanniche e nelle città tedesche dell’Hansa. E qui entra il gioco soprattutto il porto francese di La Rochelle. La Rochelle era situato in un’insenatura naturale e, di conseguenza, in un’ottima posizione di difesa da eventuali attacchi nemici. Inoltre dalla città di La Rochelle si dipartivano ben sei rotte principali che attraversavano la Francia e permettevano una veloce distribuzione delle merci in tutto il Paese. A La Rochelle c’era un’importante commenda dell’Ordine del Tempio, la città era in quel periodo molto popolosa, un grande centro di commercio.
Il primo documento a testimonianza della presenza templare a La Rochelle risale all’anno 1205. Inizialmente la città fu spettatrice della concorrenza fra Templari e Giovanniti, poi i Templari divennero la potenza incontrastata, soprattutto grazie al commercio di vino con l’Inghilterra. Ovviamente il successo dell’Ordine non poteva che risvegliare l’invidia degli altri commercianti, sappiamo che alcuni di questi protestarono con re Enrico d’Inghilterra. Il plantageneto che, in seguito al matrimonio con Eleonora d’Aquitania, era venuto in possesso del territorio, organizzò una commissione d’inchiesta in favore dei cittadini di La Rochelle.
Ma la guerra che si vide costretto a condurre contro re Luigi VII di Francia bloccò la procedura. L’Ordine del Tempio, intanto si schierò dalla parte di Luigi mettendogli a disposizione grosse somme di denaro. Militarmente, invece, il Tempio preferì conservare la neutralità. I Templari, che coltivavano un buon rapporto con Enrico d’Inghilterra e possedevano diverse commende nelle sue isole, non potevano prendere attivamente parte al conflitto. Tentarono invece di intervenire come mediatori fra le due potenze con azioni diplomatiche.
Nel 1307, dopo l’arresto dei Templari francesi, il comandante di La Rochelle, l’ottantenne Guillaume de Liege, consegnò la sua commenda al re per sfuggire alla tortura. Ma non le navi, quelle erano lontane dal porto. Probabilmente i dignitari dell’Ordine furono avvertiti per tempo dell’imminente azione di arresto del re. Per quanto tempestiva e segreta sia stata la manovra di Filippo, l’Ordine aveva i miglior informatori. Inoltre sappiamo dell’esistenza di ben due liste (una conservata alla Biblioteca Nazionale di Parigi e l’altra all’Archivio Vaticano) che testimoniano la fuga di diversi dignitari dell’Ordine prima degli arresti. I Templari sapevano, e fecero salpare le loro navi nel momento più propizio, senza dare nell’occhio.
Al commendatore di La Rochelle non mancavano di certo i mezzi. Fino al fatidico anno 1628, quando il cardinale Richelieu ordinò la distruzione della città come misura punitiva nei confronti degli Ugonotti, La Rochelle era stata il porto più ricco d’Europa. Ma l’assedio del cardinale e il terribile incendio che seguì, rasero al suolo la città e 25.000 abitanti persero la vita. La Rochelle di oggi è il risultato della ricostruzione ordinata dallo steso Richelieu dopo il massacro. Il punto è: dov’è finita la flotta templare? Il templare Jean de Chalon della diocesi di Troyes disse di aver visto con i propri occhi nella notte del 12 ottobre tre carri di fieno lasciare la cittadella parigina del Tempio con tanto di cavalli, casse colme, dignitari, diretti verso la costa. Lì erano attesi dalle navi che avrebbero trasportato uomini, cavalli e beni all’estero.
Qual era la meta delle 18 galere? Dappertutto, in Europa, i Templari avevano possedimenti e commende. In Spagna, dove i Templari sfuggiti agli arresti si salvarono con l’aiuto del re, riorganizzandosi in un nuovo ordine, quello di Montesa? In Scozia, dove l’Ordine era particolarmente apprezzato, non fu mai sciolto e più tardi sarebbe entrato nella leggenda per aver combattuto al fianco di Robert Bruce nella famosa Battaglia di Bannockburn (24 giugno 1314)? Oppure in Portogallo, Paese da sempre favorevole ai Templari, dove l’Ordine sopravvisse cambiando il suo nome in Ordine di Cristo?
La traccia templare in Portogallo pesa parecchio. Sappiamo che il nuovo Ordine di Cristo si stabilì nel 1356 nella fortezza di Tomar e che lo stesso re portoghese Enrico il Navigatore fu Gran Maestro dell’Ordine di Cristo. Si dice inoltre che diverse carte di navigazione in suo possesso fossero prima appartenute al Tempio. La tradizione templare in Portogallo era grande. Non per nulla le tre caravelle di Cristoforo Colombo che nel 1492 raggiunsero l’America portavano sulle bandiere le croci patenti dell’Ordine del Tempio. Sappiamo che il suocero di Colombo apparteneva anch’egli all’Ordine di Cristo e non è da escludersi che abbia consegnato al genero carte di navigazione particolarmente importanti. Alcuni ricercatori sono andati ancora più in là. Hanno osservato che il porto di La Rochelle era un punto di partenza strategico per intraprendere navigazioni fuori dall’Europa e che le navi templari potrebbero aver raggiunto il Continente americano. Quasi duecento anni prima di Colombo. Questo spiegherebbe la grande quantità di argento di cui l’Ordine sempre dispose. Argento che sarebbe provenuto dalle miniere del Messico. L’idea non è assurda. Probabilmente anche i Vichinghi, durante i loro viaggi temerari, avevano raggiunto l’America, e non è da escludersi che altri popoli antichi l’abbiano fatto prima di loro. Purtroppo però al momento mancano le prove decisive a conferma della presenza templare nel Continente americano. Non vi sono tracce. Lo stesso vale per le 18 galere. Sparite nel nulla. Come velieri fantasma usciti da un racconto di Joseph Conrad.