VERGOGNA

Vengono dal niente
sono meno di niente.
Vengono dalla persecuzione
vengono dall’Africa
vengono dal Medioriente
da quelle che furono
le culle dell’uomo:
sono stati i primi
ora sono gli ultimi.
Vengono come polli
stivati senza spazio
sottocoperta senz’aria
sulle carrette sbilenche
legni colmi di stracci
e di carne scura
da offrire alla mattanza.
Vengono dal buio
vengono dalla polvere,
attraversano il mare
come la speranza,
onda dopo onda,
verso un futuro diverso
verso un futuro migliore.
Vengono dalla disperazione,
vengono dalle guerre,
fuggono dalla morte:
non sanno che la morte
ha il sapore del sale
anche quando è in vista
la terra promessa
e stanno per sbarcare:
perché si può morire
anche vicino alla riva.
Vengono dalla fame,
vengono dalla miseria,
avanzano sofferenti e muti
gli eredi di Goré
gli schiavi del Duemila
con le pupille nere
che si perdono lontano
in cerca di orizzonti
di un approdo negato:
uomini, ragazzi
donne incinte e bambini.
Ma basta un nulla
un refolo di vento
una coperta bruciata
un equilibrio perduto
e il terrore sbandato
per finire nel gorgo
di un’acqua assassina:
sono unti di gasolio
scivolano come anguille
inghiottite dai flutti,
gli occhi negli occhi,
terrorizzati, impotenti.
Un ultimo sguardo allucinato
prima di inabissarsi,
teste salgono e scendono
in una tragica altalena
braccia annaspano,
urlano come gabbiani
con la voce strozzata
dall’acqua nella gola.
Famiglie intere
a testa in giù galleggianti.
Come meduse fluttuanti
corpi nudi ondeggianti
riversi verso il fondo,
creature innocenti
con le scarpette nuove,
madre e neonata unite
dal cordone ombelicale
la vita e la morte
in un unico abbraccio
nel liquido amniotico
di un abisso spettrale.
Pagano per morire
viaggiano per morire.
Cadaveri che pesano
sulla coscienza del mondo.
Li raccolgono nel pianto
li compongono sul molo
nella conta delle bare
in un filare di manichini
sul cemento dell’indifferenza.
E ancora, ancora
ieri come oggi
e certamente domani.
Noi non guardiamo
noi non sappiamo
noi ci voltiamo:
siamo la civiltà

Ruggero Marino firma

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