Viene dalla Spagna un documento, che appare per due motivi rivelatore e sensazionale. In fondo a destra dello stemma che pubblichiamo si può ancora vedere un ulteriore spazio araldico di tre colori, che rappresenta lo stemma di famiglia di Cristoforo Colombo. Già questo particolare potrebbe dimostrare che Colombo non era un “signor nessuno”, come vorrebbe la tradizione.
Poi, per quanto le nostre conoscenze araldiche non siano così approfondite, ci pare che i colori siano gli stessi dello scudo della famiglia Cybo e del genovese papa Innocenzo VIII, quello che da sempre abbiamo chiamato lo “sponsor” del navigatore a lui legato anche da stretti vincoli di sangue. In secondo luogo già nel 1493 le terre “scoperte” comprendevano, come afferma anche il comunicato e come conferma il quarto in basso a sinistra, la terraferma, cioè il continente, che per i “Pleitos colombinos” il lungo processo, che seguirà alla morte di Colombo, l’Ammiraglio non avrebbe raggiunto. Con il conseguente scippo di Amerigo Vespucci con il nome America. Che fra l’altro solleva molti dubbi circa la scelta di un nome che forse in origine non avrebbe niente a che fare con il rivale fiorentino, come è spiegato nel nostro ultimo libro “Dante Colombo e la fine del mondo" (Xpublishing)
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1) Il Consiglio Direttivo della Comunità di Madrid ha dichiarato Bene di Interesse Culturale (BIC) il documento originale di Provvedimento Reale dei Re Cattolici e lo stemma di Cristoforo Colombo per la sua unicità . È la sola rappresentazione policroma del primo stemma dello Scopritore d'America concesso, per i fedeli servigi resi alla Corona Spagnola, dai Re Cattolici a lui e ai suoi discendenti-che lo hanno custodito fino ad oggi
Il documento, un manoscritto su pergamena, è una Lettera Reale di Misericordia, concessa a Barcellona nel giugno 1493, uno strappo nella carta impedisce la lettura del giorno. È stato recentemente restaurato ed è corredato dallo stemma policromo dell'ammiraglio nella parte centrale del diploma, per il quale sono stati utilizzati inchiostri oro, verde, rosso e blu a scopo ornamentale.
Nella parte superiore dello scudo sono rappresentate nei primi due quarti le armi reali, il castello e il leone e nella parte inferiore, le nuove armi assegnate a Colombo, con le isole e la terraferma. Si tratta della prima rappresentazione araldica del territorio indiano, infine cinque ancore e un ulteriore particolare araldico di tre colori in fondo a destra.
Come strumento di convalida e autenticazione, la scrittura portava un sigillo che attualmente non è conservato e le firme autografe dei Re Cattolici e del segretario dei monarchi, Fernán Alvárez de Toledo.
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El Consejo de Gobierno de la Comunidad de Madrid ha declarado Bien de Interés Cultural (BIC) el documento Real provisión original otorgada por los Reyes Católicos concediendo a Cristobal Colón escudo de armas por su singularidad, su interés histórico y valor documental. Se trata de la única representación policromada del primer escudo de armas del Descubridor de América en 1492, otorgado por los Reyes Católicos a él y sus descendientes –que lo han custodiado hasta nuestros días- por los leales servicios prestados a la Corona española.
El documento, un manuscrito en pergamino, es una Carta Real de Merced, concedida en Barcelona en junio de 1493 –un roto en papel impide la lectura del día-. Ha sido recientemente restaurado y está ilustrado con el escudo de armas policromado del almirante en la parte central del diploma, para cuya realización se usaron tintas de color oro, verde, rojo y azul con fines ornamentales.
En la parte superior del escudo –cuartelado- aparecen representados en los dos primeros cuarteles, las armas regias, el castillo y el león, y, en la parte inferior, las nuevas armas diseñadas para Colón. También se incluyen ilustraciones de islas y tierra firme, primera representación heráldica del territorio indiano, y cinco áncoras y una banda azul.
Por su parte, la caja de escritura ocupa un 30% del tamaño del pergamino y está dividido en tres columnas. El pautado está realizado a punta seca dando lugar a 28 líneas por columna. La escritura es humanística redonda de módulo algo achatado. Como instrumento de validación y autenticación, el escrito llevaba un sello que no se conserva actualmente y las firmas autógrafas de los Reyes Católicos y del secretario de los monarcas, Fernán Alvárez de Toledo.