ARGENTINA: ITALIANI SUL PIEDE DI GUERRA, LA STATUA DI COLOMBO NON SI TOCCA...

A Buenos Aires è scoppiato il “caso Cristoforo Colombo”. Un monumento del grande navigatore genovese donato dalla collettività italiana in Argentina nel 1921 per il primo anniversario della Rivoluzione di Maggio, potrebbe infatti essere spostato dalla piazza davanti alla Casa Rosada, che è chiamata piazza Colon, dove si trova ormai da molti anni, e portato nella città portuale di Mar del Plata. L’iniziativa è partita dal governo della presidente Cristina Fernandez de Kirchner. La comunità italiana respinge la proposta, dichiarandosi anzi offesa per «l’oltraggioso» trasloco. Il progetto promosso dal governo è stata subito respinto da diversi media e organismi della comunità, e del disappunto si é fatto interprete l’ambasciatore Guido La Tella nei suoi contatti con le autorità locali. Per poter essere esecutiva, l’iniziativa deve avere il via libera del sindaco di Buenos Aires, Mauricio Macri: «Per portare il monumento in un altro spazio pubblico, c’é bisogno di una nostra pronuncia», precisa infatti l’assessore all’Ambiente di Baires Diego Santilli. Martedì prossimo è in programma una manifestazione organizzata dal Comites di Buenos Aires proprio nella “plaza Colon” alle spalle della Casa Rosada. L’obiettivo è «salvare il nostro monumento», afferma il quotidiano Tribuna Italiana. Fra le altre iniziative contro il progetto, ci sono poi i ricorsi presentati alla magistratura da uno studio di avvocati di origine italiana. Tra l’altro, si calcola che 25 dei 40 milioni di abitanti del Paese hanno almeno un antenato italiano. Il monumento è opera dello scultore fiorentino Arnaldo Zocchi. Dal 2007, l’intera piazza è circondata da un’inferriata che ne impedisce la circolazione per ragioni – afferma sempre il governo – di sicurezza, decisione anche questa che subito era stata accolta con proteste. Secondo il progetto, al posto del monumento (alto sei metri, dal peso di 38 tonnellate, in marmo di Carrara), al centro della piazza che si chiamerà “dei popoli originari”, verrà collocata una statua in omaggio a Juana Azarduy, donna simbolo dell’indipendenza della Bolivia, che ha combattuto anche con il generale argentino Manuel Belgrano. La donna è stata nominata post mortem dalla Kirchner generale dell’esercito argentino. «Colombo non è un invasore, è lo scopritore dell’America», dice da parte sua Tullio Zembo, ex giornalista, ovviamente italo-argentino, di L’Italiano, che riassume lo stato d’animo della comunità italiana di Buenos Aires: un rifiuto assoluto di trasferire monumento. Spiega ancora il giornalista: «La figura di Colombo è simbolica per gli emigranti italiani in tutto il mondo: la comunità di New York, per esempio, tiene ogni 12 ottobre la parata del Columbus day. In Argentina ci sono circa un milione di italo-argentini, ossia con la doppia nazionalità. Nel frattempo, Marco Busti, proprietario della rivista Tribuna Italiana , ha dichiarato: «Le associazioni della comunità hanno scritto al Segretario generale della Presidenza Oscar Parrilli, ma non ha avuto risposta». Intanto, l’addetto culturale dell’ambasciata di Argentina in Bolivia, Daniel Ricardo Beltramo, ha confermato che il presidente ha ordinato il cambio di monumenti. Addirittura sarebbero stati anche chiesti preventivi per il trasloco, il che pone qualche difficoltà, perché il monumento è alto sei metri e pesa 38 tonnellate… Probabilmente la decisione della Kirchner è legata sia a un nazionalismo continentale risorgente, sia al fatto che la seconda ondata migratoria nel Paese latino americano è formata proprio da boliviani, che forse si intende omaggiare con il monumento all’eroina.

Lygur          Cristoforo Colombo Columbus day skeleton

 

...MENTRE L’ALASKA VUOLE METTERE AL BANDO IL “COLUMBUS DAY”

 

Cristoforo Colombo, l'ultima vittima del buonismo dilagante. Il nostro Cristoforo Colombo, perseguitato in vita e morto in povertà e ora vilipeso pure in morto. A seguire le cronache americane degli ultimi anni, qualche attento osservatore si sarà forse accorto di una moda - a dire il vero ormai non più tanto recente - che tende a svalutare la figura del navigatore genovese, associato ai pur esecrabili massacri delle popolazioni indigene da parte degli Europei. È così che lo Stato dell'Alaska ha deciso di mettere al bando la ricorrenza del cosiddetto "Columbus Day" (il 12 ottobre, anniversario dello sbarco a San Salvador) per sostituirlo con un più neutro (o almeno così si crede) "Giorno dei popoli indigeni". Il governatore Bill Walker ha dichiarato che l'Alaska è stata costruita sulle comunità dei popoli indigeni della regione, senza cui essa non esisterebbe nemmeno: "Lo Stato dell'Alaska contrasta il razzismo sistematico verso le popolazioni indigene e promuove delle politiche che ne esaltino la storia e le radici."Singolare, peraltro, la tesi di Walker secondo cui l'Alaska è abitata dalle popolazioni indigene da "tempi immemorabili": anche prima di Colombo, vi furono dunque altri "scopritori". Chi ha più diritto? Ai posteri l'ardua sentenza.Non è misconoscendo la portata storica di un avvenimento come la scoperta del continente americano da parte di Colombo che si renderà giustizia alle popolazioni indigene inermi massacrate barbaramente - per buona parte, peraltro, in secoli molto successivi alla morte dell'esploratore italiano.Attendiamo ansiosi, nel frattempo il giorno in cui il congresso proporrà la messa al bando del nome "America" (mutuato dall'europeo Vespucci) per sostituirlo con un cacofonico ma più accettabile "Stati Uniti dei Popoli Indigeni".

decorazione

Da un lato una notizia confortante. Finalmente gli italiani argentini si ribellano alla volontà della Presidente Kirchner, intenzionata a spostare la statua di Cristoforo Colombo dalla sua prestigiosa posizione in plaza Colon davanti al Palazzo Presidenziale della Casa Rosada. Dall’altra l’ennesima notizia frutto per l’ennesima volta dell’ignoranza e dell’insipienza senza nulla togliere al legittimo orgoglio delle popolazioni indigene. In Alaska vogliono sopprimere il “Columbus day”. Come se un avvenimento, che ha mutato il corso della storia dell’umanità, debba essere sottoposto a giudizio da parte di chi nulla ha avuto a che fare con quel lontano e fondamentale avvenimento per l’avvento dell’era moderna. Basterebbe leggere qualche riga degli scritti di Colombo, quelli almeno sopravvissuti e che sono molto pochi, per capire che il navigatore fu anche un profeta e che le sue visioni di un mondo, dove i popoli di tutto il mondo e di tutte le religioni potessero vivere in pace, si è realizzato. Questa è l’America di oggi. Cosa di cui anche le genti dell’Alaska dovrebbero essergli grate.

Ruggero Marino firma

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