Ruggero Marino a ottobre all'Istituto Italiano di Cultura di New York
La storia della scoperta dell’America è percepita universalmente come un evento ormai consolidato e immodificabile: tre fragili caravelle, salpate per la benevolenza dei Reali di Castiglia, si spingono verso l’ignoto, comandate da un picaro avido e visionario d’incerto lignaggio che, sbagliando i calcoli, crede di aver raggiunto le Indie e muore in miseria, vittima della sua stessa sete di ricchezza.
Ruggero Marino rivoluziona questa visione e spezza con coraggio i lacci imposti dal conformismo, segue con tenacia le tracce di una congiura perpetratasi per mezzo millennio, dipana l’intreccio che legava il navigatore alla figura di un suo concittadino, artefice occulto e promotore dell’impresa, il papa Innocenzo VIII Cybo, forse il suo vero padre.
Marino rende finalmente giustizia all’immagine di Cristoforo Colombo restituendogli, documenti alla mano, la sua dignità di uomo dotato di straordinaria cultura ed elevate qualità morali; il contrario di quello che la storiografia ufficiale, non sempre disinteressata, ha tramandato fino ad oggi.
Non un avventuriero in cerca di tesori, quindi, ma un iniziato a dottrine esoteriche e a conoscenze segrete, un navigatore colto e illuminato che “sapeva” con certezza di trovare di là del Mare Tenebroso un Nuovo Mondo, premessa indispensabile per edificare un mondo nuovo.