Gli interrogativi sollevati da un giornalista che ha affrontato un problema storico rifiutando le conoscenze cristallizzate.

Fino a una quindicina di anni fa gli studi su Cristoforo Colombo avevano dato per scontati alcuni elementi di base che possiamo sintetizzare così: Colombo era un genovese ardimentoso che, al soldo dei sovrani di Spagna, aveva compiuto un’impresa memorabile avventurandosi nell’ignoto oceano e, alla fine, la sua intuizione lo aveva portato alla scoperta di quelle terre sconosciute che non erano le Indie, bensì un continente nuovo che avrebbe preso poi il nome dal suo fortunato connazionale Amerigo Vespucci.
Tutto ciò fino appunto a qualche anno fa. Poi, un giornalista romano, Ruggero Marino, con l’”ingenuità” intellettuale di chi affronta per la prima volta un problema storico senza conoscenze cristallizzate accettate acriticamente, ha incominciato a porsi alcuni interrogativi. L’impresa di Colombo era stata veramente finanziata dai cattolicissimi sovrani che avevano appena riunito le corone di Castiglia e di Aragona e avevano da poche settimane scacciato i mori da Granada, rimanendo praticamente al verde? O i soldi non avevano avuto forse un’altra provenienza? Certo, a quell’epoca tutti i sovrani europei attingevano ai banchieri italiani e fiamminghi, ma un conto è essere finanziati per sostenere il bilancio della corona, un conto è avere finanziamenti specifici per una impresa specifica. Ebbene, Marino sostiene, grazie a una vastissima documentazione e a ferree concatenazioni logiche, che i soldi fu proprio Colombo ad ottenerli grazie al papa di allora, il suo concittadino Innocenzo VIII della potente famiglia genovese dei Cybo.

Ma come mai il papa avrebbe concesso a Colombo, tramite banchieri toscani e genovesi, la possibilità di avventurarsi in una impresa talmente azzardata? Perché, spiega Marino, nella biblioteca vaticana esistevano documenti che provavano l’esistenza di altre terre al di là dell’oceano. Colombo li conosceva e forse li aveva mostrati al pontefice. Viene quindi a cadere un altro presupposto dato per scontato dalla storiografia ufficiale, che cioè il Navigatore fosse un marinaio coraggioso ma di scarsa cultura. Al contrario, sostiene Marino, Colombo era un uomo colto, conoscitore di riti esoterici, e soprattutto profondamente convinto che la conquista delle terre sconosciute avrebbe consentito alla Cristianità di rispondere all’offensiva ottomana che si stava delineando in tutto il Mediterraneo orientale dopo la caduta di Costantinopoli (1453) e lo sbarco a Otranto (1480). La risposta doveva concretizzarsi in una Crociata.
Caduti i primi due presupposti sempre dati per scontati, Marino ha attaccato anche alcuni postulati dimostrando che sono assai fragili. L’America era davvero sconosciuta? Secondo l’autore no. Non erano stati soltanto i Vichinghi ad avere navigato lungo le sue coste all’inizio del millennio, ma anche altri. Perfino un antico codice alessandrino forniva informazioni abbastanza precise su quelle terre del remoto Occidente. La scoperta, quindi, non era dovuta al caso, ma era stata pianificata (Marino sospetta addirittura che Colombo fosse già stato dall’altra parte dell’oceano sette anni prima, nel 1485) grazie alle informazioni che aveva raccolto nella biblioteca cui aveva accesso per un motivo abbastanza sorprendente: era il figlio naturale di papa Cybo. Novità sconvolgente ma non troppo se si considerano i costumi dei dignitari ecclesiastici dell’epoca, quelli stessi che di lì a poco avrebbero scandalizzato Lutero.
Come si può osservare si tratta di una autentica rivoluzione delle conoscenze su Cristoforo Colombo che possiamo riassumere brevemente così: 1) Colombo era il figlio naturale di papa Cybo; 2) non era un avventuriero incolto ma un uomo esperto di libri, alchimia e forse di scienze occulte; 3) l’impresa fu esclusivamente italiana, pensata da Colombo, sostenuta “ideologicamente” da suo padre il pontefice, finanziata dai banchieri italiani (tra i quali i Medici imparentati con i Cybo); 4) Colombo “sapeva” dove andare (e ciò spiega anche la sua determinazione nell’affrontare i forti malumori degli equipaggi); 4) l’obiettivo era di natura strategica e religiosa (contenere l’impero turco, aprire vie commerciali con l’Oriente passando da occidente e frenare l’espansione dell’Islam); 5) l’America era già stata “violata” da vari navigatori e probabilmente dallo stesso genovese.
Ma allora, come mai la Spagna, che aveva avuto un ruolo tutto sommato secondario, riuscì a impossessarsi della scoperta? Secondo Marino i motivi furono vari. Anzitutto le morti coincidenti di papa Cybo e di Lorenzo il Magnifico proprio mentre Colombo era in navigazione, quindi l’avvento al soglio pontificio dello spagnolo Alessandro VI Borgia. Fu l’inizio dell’egemonia spagnola nel mondo e anche l’inizio di quella decadenza dell’Italia divisa, debole e impoverita che avrebbe avuto il suo culmine tra la seconda metà del ‘600 e il primo quarto del ‘700.

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