Generale Roberto Vannacci
Generale Roberto Vannacci

Non ho letto il libro del generale Vannacci, se non nelle sintesi che ne hanno offerto i giornali. Quasi sempre, come è ormai costume della sinistra, estrapolate da un ragionamento più ampio e complesso. In questo caso le parole recuperano un senso notevolmente più attenuato, rispetto alle palate di fango con cui si cerca di ostracizzare i pensieri del militare.

Certo qualche obiezione è doverosa, a cominciare dalla perplessità che suscita una operazione da parte di un uomo che rappresenta lo Stato. Il quale ha premeditatamente lanciato una granata (è il caso di dirlo) nello stagno. Non credo non si aspettasse il can can che ne è seguito. Con la solita divisione del campo: pollice verso contro pollice alto. Una cosa è certa, il libro ha colto un punto dolente e molto presente nella società italiana. Ma quello che sorprende sono gli interventi di alcuni venerati professori di storia, allibiti che il generale si sia detto l’erede di qualche goccia di sangue di Cesare. Ma come? ignora che Cesare era bisex e poi l’autore dichiara non rispondenti alla normalità gay e compagnia? «Il generale Roberto Vannacci – afferma l’altalenante guru Franco Cardini - si definisce erede di Giulio Cesare, ma dovrebbe sapere come funzionava la sessualità ai tempi dei romani. Se non era gay, l’imperatore di sicuro era bisessuale, come era normale ai suoi tempi». All’ennesima “cardinata” si aggiunge Luciano Canfora con la sua canforanata: «Roberto Vannacci deve rassegnarsi: i comportamenti omosessuali, che lui non considera normali, erano invece consueti e accettati nella classe dirigente del mondo antico.” Tutti e due i “soloni” usano la parola “normale”, normalità che è esattamente il fulcro di un approfondito ragionamento del generale. Evidentemente ignorato. Utilizzando al solito solo ciò che fa comodo. Inoltre i due “guru”ci hanno sempre insegnato e dovrebbero sapere che ogni atteggiamento va inserito nei costumi della società del tempo. Che certo erano ben diversi da quelli odierni. Con il contraddirsi ancora quando Canfora afferma che la “normalità bisex” era solo di una certa élite, mentre il popolino sbeffeggiava i “diversi”.

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